Il vino del mese: il Torbato di Sardegna

31/03/2020 Scopri ogni mese una Doc nuova grazie alla rubrica in collaborazione con PleinAir

Ogni mese un vino nuovo, un percorso degustativo lungo tutto lo stivale per scoprire nuove DOC e nuovi sapori. Grazie alla collaborazione con il nostro media partner PleinAir, nasce una nuova rubrica con ogni mese un contributo da regioni diverse.

Febbraio: il Torbato
Regione: Sardegna

Nella Sardegna nord-occidentale, nella incantevole piana di Alghero, è custodita la storia passata e presente di un antico e raro vitigno : il Torbato.

Questo fiore all’occhiello della viticoltura sarda nasce, alla fine dell’800 dalla tenacia e dalla lungimiranza di due intraprendenti piemontesi, Erminio Sella ed Edgardo Mosca. Erano gli anni in cui l’Europa vitivinicola usciva flagellata dalla fillossera, che aveva devastato gran parte dei vigneti europei; era dunque necessario produrre nuove viti che, grazie all’innesto delle varietà locali su piede americano, fossero resistenti al parassita. Fu proprio questa appassionata attività di ricerca vivaistica a ridare vita  al Torbato, una varietà a bacca bianca di lontana origine iberica a quel tempo ormai quasi del tutto scomparsa dalla Sardegna.  

Diverse sono le declinazioni del Torbato, sia ferme che spumantizzate. La spumantizzazione si ottiene con la rifermentazione in autoclave che prevede un periodo di sosta sui lieviti di circa 60 giorni, allo scopo di preservare ed esaltare al meglio gli aromi e di conferire, nel contempo, brillantezza e fragranza al vino. I suoi profumi spaziano con gioiosa vivacità tra fiori d'acacia e pompelmo rosa, lieviti nobili e crosta di pane. Una scia iodata si riverbera in un palato saporito, fresco e balsamico, cremoso in ingresso e pieno e verticale nel gusto. Il basso quantitativo di zuccheri residui, di 6.50 g/l, lo rende particolarmente bevibile e mai stucchevole.

Ottimo come aperitivo ma sublime nel suo abbinamento con la cucina di mare, con punte di assoluta eccellenza enogastronomica quando s’incontra con i frutti di mare crudi o la delicata aragosta algherese sbollentata e condita con i suoi umori.

Il Torbato rientra nella denominazione Alghero DOC, che copre un’area che dalla costa della città omonima si estende fino all’entroterra per circa 30 chilometri. Isola linguistica nell’isola, Alghero racconta ancora con la sua parlata catalana una storia di dominio aragonese; nella città vecchia protetta dai bastioni si possono ancora leggere i nomi dei “carrers” (strade) in lingua catalana. Si può passeggiare dentro le sue mura incontrando ben otto torri cinquecentesche, scoprendo tra i tetti la caratteristica cupola in maiolica colorata della chiesa di San Michele o il campanile della cattedrale di Santa Maria in stile gotico catalano ; e catalana sembra anche essere l’origine del nome  “Torbato”, da “Turbat”.